La storia del tempo felice in cui nel calcio non c’erano gli arbitri

Gli arbitri, nel calcio, sono stati immaginati come giudici indispensabili al corretto svolgimento del match già secoli fa; ma hanno cominciato a essere parte attiva del gioco assai tardi.

Secondo gli storici, la figura dell’arbitro nel proto-calcio risale addirittura al 1581, quando il teorico Richard Mulcaster descrisse il gioco del “foteball” e stabilì che fosse doveroso avere in campo un “giudice super partes”.

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Arbitro Mariani (Fonte: LaPresse)

Nell’era moderna, verso la metà del XIX secolo, quando furono disputate le prime partite di calcio a undici nelle scuole pubbliche inglesi, in particolare nel cosiddetto calcio di Eton, gli arbitri non c’erano!

Nei primi anni, infatti, il soccer non prevedeva la presenza di un giudice: i calciatori dovevano autoregolare e autosanzionare. In pratica, i giocatori, in quanto gentiluomini, non avrebbero mai dovuto commettere falli intenzionali. E in caso di scorrettezze, bisognava mettersi d’accordo fra calciatori, senza alzare la voce e senza mentire. Più il calcio è diventato competitivo e seguito, e più sono cresciute le dispute e le polemiche in campo. Così si è deciso di introdurre gli arbitri.

E all’inizio, in ogni partita, ce n’era addirittura due. Uno per squadra. Poi ne fu introdotto anche un terzo, chiamato a dare un giudizio quando gli altri due non si mettevano d’accordo. L’arbitro come lo si conosce oggi deriva da una riforma istituzionale promossa nel 1981, e in quell’epoca nacque anche la figura del guardalinee.

Quando il calcio non aveva arbitri

Quindi il calcio è nato come uno sport senza arbitri. Nel calcio fiorentino, che è considerato l’antenato del calcio moderno, non c’è mai stato un giudice di gioco. E non c’erano arbitri nemmeno nei giochi con la palla diffusi nell’antica Grecia (come il fenidei e l’episkyros) o a Roma (l’harpastum).

Quanto poi all’armamentario tipico del direttore di gara, cioè i cartellini e il fischietto, si sa che provengono da altri sport. I cartellini erano usati nel polo. Mentre il fischietto cominciò a essere usato dapprima nel rugby. Secondo lo storico dello sport Arthur Swan, l’inventore del fischietto fu un arbitro di rugby, il neozelandese William Harrington Atack (1857-1930). Pare che la trovata del tutto estemporanea.

In pratica Atack si trovava per caso un fischietto in tasca (che di norma usava per richiamare i suoi cani). E visto che in campo i giocatori continuavano ad azzuffarsi e a non ascoltarlo, il caro Atack provò a trattarli come bestie, ovvero a richiamarli all’ordine con lo stimolo acustico. Funzionò. E da allora il fischietto è diventato uno strumento fondamentale anche nel calcio.

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Fra i tanti tifosi scontenti dalle decisioni arbitrali ce ne sono di sicuro molti che hanno qualche volta immaginato di poter tornare al calcio dell’Ottocento ed eliminare la figura dell’arbitro dal calcio. Ma non è possibile: l’arbitro c’è e fa il gioco, anche con i suoi errori. E senza non sarebbe la stessa cosa!

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